Fare spazio alla nascita di un bambino significa fare spazio alle emozioni.
Tutte le emozioni: belle, brutte, alterne, veloci, intense, in contrapposizione fra loro.

Significa essere disponibili a salire sulle montagne russe delle emozioni e rimanerci per molto tempo. Talvolta per qualche anno. Prima e dopo la nascita.
Perché?
Perché dare la vita significa rischio, incognita, cambiamento. É un passaggio di vita da elaborare.
In cui si vince e si perde. Anche laddove è prevalsa una scelta condivisa, un bambino voluto in buone condizioni familiari.
Si vince un’evoluzione e l’opportunità di crescere, divenendo genitori e offrendo la vita ad un figlio.
Si perde il conosciuto, si parte per l’avventura, dove poco, molto meno di quanto si desideri è sotto il nostro diretto controllo, o il controllo della scienza medica.
Nel momento in cui però facciamo spazio alla nascita di un figlio, le nostre emozioni si mettono in moto.
Gioia. Paura. Fiducia. Sfiducia. Speranza. Ansia.
Il MIPPE (Movimento Italiano Psicologia Perinatale) promuove dal 2017 una campagna di diffusione culturale sulle emozioni attorno alla nascita con l’intento di valorizzare tutte le emozioni, che caratterizzano questo delicato e prezioso periodo, nell’alternanza tra gioie e paure. L’ambivalenza infatti genera l’integrazione al cambiamento.
Senza ambivalenza si è zoppi.
Vanno elaborate sia le emozioni « positive » che quelle « negative ». Per essere pronti. Ad accogliere la vita nella sua sorprendente complessità.