Il mio lavoro di accompagnamento perinatale è orientato alla promozione e al favorire una “buona nascita”.
Con “buona nascita” intendo una “buona esperienza di nascita”, il che significa comprendere che cosa significhi per quelle persone lì (per quei genitori, per quella donna, per quel nascituro) nascere bene.

Talvolta però vuol dire una nascita medicalizzata, come può essere un cesareo programmato, sempre però rispettata nei tempi, nei modi, nei luoghi.
E in qualche caso, per me significa essere presente e accompagnare la nascita, essendo vicina e presente in sala operatoria.
È successo ad esempio ieri, per la nascita di Alessandro, nato da cesareo.
Una scelta pensata, riflettuta, elaborata, tenendo bene in considerazione i pro e i contro, ma alla fine scegliendo e preparandosi per quella esperienza affinché divenisse un’esperienza di “buona nascita” per quella famiglia, per quei genitori, per quella donna e quel nascituro.
Una presenza mia che conferma come qualche volta la presenza di una psicologa in sala parto e in sala operatoria possa essere utile e necessaria per promuovere salute e sicurezza.
Promuoviamo una cultura di “buona nascita” che tenga il più possibile conto delle persone, nella loro unicità, bisogni e storia.